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Ospite della puntata di oggi, lunedì 3 marzo, online alle ore 14:00 è Marco Masini, che si definisce “cantante per caso, come i Neri”.

Una chiacchierata e un viaggio che ripercorre la carriera dell’artista, a partire dall’ultimo successo: la cover di Bella Stronza insieme a Fedez al Festival di Sanremodi quest’anno. Un momento che è stato “Pazzesco”, afferma Masini. “Eravamo soli contro tutti e abbiamo insomma portato a casa un bellissimo risultato. Ma poi l’abbiamo portato a casa dopo eh, perché è l’unica cover che c’è in classifica”.

E a proposito di Sanremo, è stato ricordato il primo Festival di Masini, quello del 1990, quando Disperatotrionfò nella sezione Giovani: “È stata una cosa particolare perché al di là di tutto insomma io venivo catapultato da zero a tutto, perché arrivavo dall’essere musicista, realizzare brani per gli altri, scrivere i brani per gli altri, per altri artisti… Ero felice, però avevo tanto da voler raccontare, e poterlo raccontare così, davanti a 10 milioni di persone in un attimo, in 3 minuti, è stato abbastanza complicato.”.

Il viaggio nei ricordi parte dagli esordi di Masini, quando negli anni ‘80 componeva sigle per le discoteche, muovendo i primi passi nel mondo della musica dance. È poi stato approfondito il suo repertorio ricco di polemiche e censure, dalle accuse di istigazione alla violenza e alla droga di Disperato a Vaffanculo, la sua “Avvelenata”, che il fondatore di Radio Italia Mario Volanti fece passare in radio “Perché è bellissimo il testo, non me ne frega niente”, ricorda Masini.

Tra il 2000 e il 2001, l’artista ha vissuto un periodo difficile, segnato da discriminazioni. Lo ha superato grazie a una sua grande qualità: la pazienza.

Masini racconta: “Nella mia mente c’era la convinzione che comunque queste cose passano. Passano, come oggi passa una notizia sui social: il giorno dopo, anche se ci sono miliardi di commenti, ma il giorno dopo poi passa. Perché ce n’è già un’altra”. Masini racconta di aver avuto pazienza e di aver continuato a scrivere, nonostante tutto. E fu questa la strategia vincente che lo portò poi nel 2004 ad avere la sua rivincita con il primo posto de L’Uomo Volanteal Festival di Sanremo.

Tra i temi toccati, l’importanza della tecnica, di cui Masini nel corso degli anni ha compiuto uno studio a 360 gradi, dalla parte fonica agli arrangiamenti alla composizione della musica oltre che dei testi. Diversi nomi del panorama musicale italiano sono stati citati: da Giancarlo Bigazzi e Beppe Dati a Raf, Tozzi, Ruggeri, Morandi, Povia e molti altri ancora. Si è parlato poi della differenza tra cantare e comunicare, fino ad arrivare al bel canto… e all’autotune. Masini racconta di aver cantato con l’autotune solo una volta: si trattava della sigla di Shaman Kinge racconta che usò “Un autotune preistorico, ‘di legno’, i primi autotune. Era l’autotune di Believe di Cher, lo stesso procedimento di correzione.” 

Una delle ultime domande è stata come nasce un pezzo cult?, a cui Masini ha risposto: “Bisogna chiederlo ai nostri nipoti. Bisogna aspettare che i nostri nipoti diventino grandi per capire se qualcosa di questo momento storico preciso è diventato cult a mio parere”. Uno sguardo al futuro, ma anche al presente: da qui si è riflettuto sull’influenza del digitale che, tra le altre cose, ha avuto effetto anche nelle abitudini di acquisto e ascolto delle persone. Se prima comprare un disco era un’esperienza, oggi il digitale l’ha resa effimera.

L’intervista si chiude parlando del nuovo tour di Masini in partenza il 5 luglio a Piacenza, e una promessa: uno show che farà rivivere gli anni ‘90 anche attraverso l’oggettistica, con cuoricini luminosi, bandane e altro ancora. “Chi è nato dopo lo scoprirà lì com’erano gli anni ‘90”, conclude l’artista.

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