MARCELL JACOBS A BUONI O CATTIVI
Veronica Gentili intervista Marcell Jacobs, l’uomo più veloce del mondo per aver impiegato 9 secondi e 80 centesimi alle ultime Olimpiadi di Tokyo e aver vinto due medaglie d’oro, una nei cento metri, l’altra nella staffetta 4×100.
Con Marcel, Veronica Gentili parlerà del passaggio dall’essere un atleta come tanti a diventare un mito per milioni di italiani. Cresciuto da solo con la madre, Marcell ha lottato contro il senso di ingiustizia per l’abbandono del padre e per un’infanzia diversa da quella dei suoi coetanei. Poi, grazie al lavoro intrapreso con una mental coach e all’accettazione delle sue debolezze, ha tagliato per primo il traguardo.
A proposito dei fan, l’atleta racconta: “Alcune persone mi scrivono che mi seguiranno fin sotto casa se non rispondo. Mi mandano foto di ogni tipo, cose a cui non ero abituato. Non ho mai rinunciato a fare una foto e credo che continuerò a farlo. Senza le persone che credono in te è più difficile avere una spinta in più e credo sia importante ricambiare per tutto quello che mi hanno dato e che ho sentito mentre gareggiavo. I paparazzi? Mi piacciono, e continueranno a piacermi. Vorrei averli tutti i giorni sotto casa!”
Sulla sua vittoria a Tokyo confessa: “Essere l’uomo più veloce del mondo è quello che ho sempre desiderato, essere riconosciuto con questo nome è un sogno che mi porto dentro sin da bambino. Nella mia mente c’era l’immagine di essere riconosciuto, fermato per strada, ed ora è reale. Perché ci sono riuscito? Non credo di avere nulla in più degli altri se non tanta determinazione. Ogni giorno cercavo di aggiungere un pezzetto di un puzzle per raggiungere questi risultati, un puzzle pieno di sogni che oggi è ancora a metà. La cosa che mi fa veramente piacere è il «grazie» quando mi fermano, mi rende ancora più orgoglioso. È una responsabilità che non mi pesa, portare la bandiera italiana in giro per il mondo mi gratifica tantissimo. Ho iniziato a rendermi conto di quello che era accaduto a Tokyo quando sono atterrato a Fiumicino: c’era la mia famiglia, la mia compagna con i miei bambini, e tante persone che erano lì solo per me. Aver fatto emozionare l’Italia per me è una favola.”
Marcell parla dell’importanza dell’essere determinati: “C’è una frase bellissima che dice «o mangi o vieni mangiato» e io ho deciso di mangiare, la mia è una fame incredibile che non se ne va, che vuole prendere tutto quello che è possibile, voglio vincere. Usain Bolt mi ha scritto facendomi i complimenti e dicendomi che era fiero di quanto ero riuscito a fare perché non era cosa da tutti. Lui detiene ancora il record del mondo ma per me ora nulla è impossibile.”
Infine Jacobs affronta la sua storia personale, in particolare sul rapporto con suo padre ammette: “Fino ad un anno fa avevo un blocco, avevo creato un muro di cemento armato su tutto quello che riguardava mio padre. Sono cresciuto solo con mia madre, era quella la mia famiglia. Poi ad un certo punto ho cominciato a parlarne e a buttare giù quel muro, cominciando a descrivere la mia vita senza di lui. Prima nelle gare mi auto-sabotavo, mi si indurivano le gambe, avevo paura di quell’abbandono che avevo avuto da lui. La cosa buona che mi ha lasciato sono le fibre muscolari, così veloci… Se mio padre è stato cattivo con me? No, credo sia stata una situazione difficile; vorrei capire tutto quello che ha passato, sentire la sua storia. Ho deciso di vederlo per capire tante cose che non so… Ho dedicato la prima medaglia a mio nonno che mi ha sempre seguito. Mia madre mi ha insegnato che tutto era possibile con impegno e determinazione. È tuttora la mia motivatrice, la mia figura di riferimento. Il mio idolo.”